Della preistoria si sa poco. Così come scarse sono le notizie dei Fenici: è certo
che arrivarono in Marocco ma, forse spaventati dalla ferocia degli indigeni, non si addentrarono nell'entroterra e
si limitarono a esplorare le coste, senza stabilire dei veri e propri insediamenti.
Gli stessi Romani, che dominarono il Nord Africa per oltre quattro secoli, furono costretti spesso a ritirarsi di fronte
alla violenza dei Berberi e lasciarono solo pochi insediamenti, come quelli di Tingi (l'attuale Tangeri) e di Volubilis,
a 30 km da Meknès.
I Vandali, sbarcati sulle coste marocchine nel 429, fecero piazza pulita di tutto quanto avevano costruito i loro
predecessori. Piombarono in Africa con una violenza tale da spaventare gli abitanti berberi, che si allontanarono
dalle città a dorso di dromedario iniziando così a vivere da nomadi.
Più o meno nella stessa epoca, nasceva a 3000 miglia di distanza l'uomo destinato a rivoluzionare le credenze religiose
di buona parte del mondo. Maometto nacque a La Mecca nel 571 e nel 610 iniziò la sua missione.
L'Arabia presto si ritrovò in mano ai fedeli dell'Islam. Il Marocco, invece, così lontano da essere chiamato El Maghreb
El Aksa, «il lontanissimo occidente», era terra di infedeli (cristiani, ma anche pagani ed ebrei,arrivati da altre parti
dell'Africa proprio per sfuggire all'imperante islamismo) da conquistare a qualunque costo.
Ma fu solo con l'arrivo di
Idriss
che ebbe inizio la prima dinastia musulmana del Marocco, che durò dal 788 al 974.
Idriss ibn Abdullah era figlio di
Fatima,
a sua volta figlia di Maometto, e quindi discendente del Profeta in linea
diretta.
Ebbe inizio così la dinastia degli Idrisiti, durante la quale venne fondata la città di Fès e venne istituita l'università
di Kairouine, la più antica del mondo. Gli Idrisiti non regnarono a lungo perché anche Idriss II venne ucciso dopo
poco tempo e il suo regno venne suddiviso fra i dieci fratelli.
Agli Idrisiti seguirono tre dinastie berbere, la prima delle quali, quella degli Almoravidi, fu fondata da
Youssouf ibn
Tasfin,
un berbero votato al fanatismo religioso. Spinti dal fervore religioso, fondarono Marrakech, si appropriarono di
Fès (dove costruirono i bastioni fortificati) e conquistarono buona parte dell'Africa nord-occidentale.
Il controllo della Spagna non durò comunque a lungo e la dinastia fece ritorno nel Maghreb, portando con sé la cultura
andalusa.
Agli Almoravidi successe la dinastia berbera degli Almohadi, iniziata da Ibn Tumart che, spinto nuovamente da motivi
religiosi, cercò di unificare sotto un'unica bandiera le tribù berbere che abitavano il Marocco.
Ma fu suo nipote Ya'qub a consolidare il potere della dinastia, sconfiggendo ad Alarcos l'esercito cristiano di
Alfonso VIII di Castiglia (1195) e conquistando il titolo di
Al Mansur,
«il vittorioso», con il quale si proclamò sultano
di Siviglia.
La terza e ultima delle dinastie berbere fu quella dei Merinidi, provenienti dal Sahara, ed ebbe inizio quando in Spagna
l'Inquisizione cominciò a perseguitare musulmani ed ebrei che abitavano la penisola iberica.
La dinastia ebbe termine pochi decenni prima della definitiva cacciata dei mori dalla Spagna.
Nel 1492, anno della scoperta dell'America, i sovrani di Castiglia si impossessarono di Granada, ultima roccaforte
musulmana in terra iberica.
Con un senso di rivalsa La Spagna (che aveva già occupato Tetouan), conquistò una postazione a Melilla nel 1497,
i Portoghesi sbarcarono a Tangeri, Asilah e Agadir. La presenza dei cristiani accese ancora di più il fanatismo religioso
dei musulmani.
Fu
Moulay Ismahil,
il sultano più crudele e sanguinario di tutti i tempi, la figura di rilievo della dinastia degli Alaouiti
(la stessa alla quale apparteneva re Hassan II,padre dell'attuale re Mohammed VI).
Il suo dominio, durante il quale la popolazione visse letteralmente nel terrore, finì con la sua morte, avvenuta nel 1727.
Seguì un periodo di gravi disordini, con i figli e i fedelissimi di Moulay Ismahil in lite per il trono,che
terminò con l'ascesa del sultano
Muhammed ibn Abdullah.
I sultani che seguirono non riuscirono a evitare i disordini interni creati dalle tribù ribelli, che dovevano preludere
all'avvento del colonialismo
Quando venne firmata l'Entente Cordiale iniziò la colonizzazione marocchina.
Nel 1912 fu sottoscritto il Trattato di Fès, con il quale si riconosceva il Protettorato alla Francia, e la
Convenzione di Madrid, che assegnava alla Spagna il controllo del Nord del Paese e del Sahara Occidentale. Tangeri
rimase «zona internazionale», al di fuori del Protettorato e sotto l'influenza di tutte le diplomazie.
. I malumori diventarono proteste e le proteste degenerarono in rivolta nel 1930, quando venne emesso il
«Decreto Berbero», secondo il quale i Berberi venivano esonerati dal rispetto della legge islamica e sottoposti a
quella francese,
La Francia reagì duramente, ma gli arresti dei capi nazionalisti non fecero che inasprire le tensioni. Nel 1953 il
sultano
Mohammed ibn Youssuf venne deposto e mandato, insieme alla famiglia, in esilio prima in Corsica e poi in
Madagascar.
Al suo posto venne proclamato sultano l'anziano Ben Arafa ed ebbe inizio un periodo di terrorismo violento e sanguinoso.
Si toccò l'apice con l'eccidio, da parte dei Berberi, di 49 cittadini francesi (donne e bambini compresi) e la risposta della
Legione Straniera Francese, che in una spedizione punitiva massacrò 1500 nomadi del deserto.
Quando l'esercito di Liberazione marocchino attaccò le postazioni francesi del Nord, Parigi capì che non c'era altro da
fare che ritirarsi al più presto.
Il sultano venne richiamato dall'esilio e, accolto come un eroe, proclamò la fine del Protettorato e l'indipendenza
del Paese. Era il 16 novembre 1956 quando Muhammad ibn Youssuf venne nuovamente proclamato sultano, con il nome di Mohammed V.
Alla morte del sultano, avvenuta nel 1961, gli succedette il figlio Hassan II.
I primi anni di regno non furono del tutto pacifici:
l'esercito organizzò due tentativi di colpo di Stato a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, nel 1971, attentando
alla vita del re che, in entrambi i casi, riuscì a
salvarsi in extremis. La monarchia sembrava alle corde; approfittando di questa situazione, qualche centinaio di uomini
armati entrò in Marocco dall'Algeria
tentando di sollevare una sommossa popolare. Fallita anche questa, la popolazione cominciò a credere veramente a quella
che fino ad allora era considerata
solo una voce superstiziosa, cioé che il re godesse della protezione divina (baraka) e la sua sovranità non dovesse
essere messa in discussione.
Nel 1975 il centro dell'attenzione si spostò sul problema sahariano. La Spagna si disse disposta ad abbandonare il
territorio desertico che occupava da
anni (e che per la verità non era di nessuna utilità e non possedeva ricchezze di alcun genere). A quel punto Hassan II
tentò di incorporarlo ma il Frente Polisario,
un gruppo di guerriglieri di sinistra finanziati dall'Algeria,
rimase a combattere per l'indipendenza dei territori sahariani, proclamò la Repubblica Democratica Araba Sahariana e
diede inizio a una guerra che durò dieci anni.
La guerra terminò nel 1988 con un accordo stilato dalle Nazioni Unite e firmato da Marocco e Polisario. Venne indetto
un referendum con il quale la popolazione
(composta più che altro da nomadi del deserto) fu chiamata a decidere se far parte del regno di Hassan II o diventare
una nazione indipendente. Il risultato
(grazie anche a una serie di promesse su aiuti economici e rilancio del Sud) fu scontato. La fine del conflitto
contribuì alla fondazione dell'Union du Maghreb Arabe insieme a Tunisia, Algeria, Libia e Mauritania.